giovedì 9 ottobre 2014

Friendzone for dummies


Quando ero una ragazza pochi parecchi anni fa, molte di noi ragazze avevano degli amici. Maschi. Che erano assidui, speranzosi e con l'occhietto lucido quando ti vedevano.  Anche quasi servizievoli, direi.
Non era difficile da capire il loro interesse. 
A volte però a te interessava averli solo come amici e speravi (quasi pregavi) che gli passasse la cotta e continuassero ad essere così adorabili.
Capitava però che loro riuscissero a superare le tempeste ormonali e a confessar il proprio sentimento alla fanciulla in questione. Che molto gentilmente declinava l'offerta con la classica frase "però possiamo restare amici".
Cosa succedeva a quel punto? Il ragazzo raccoglieva i cocci si tirava su e provava a dimenticare la ragazza. E tutto finiva qui.
Capitava anche il contrario. A me è capitato. Ero innamorata cotta, raccoglievo le foglie da terra su cui lui passava (cosa si fa a 14 anni!), andavo a sbirciarlo mentre faceva calcio e lo adoravo. Lui era carino con me, ma era chiaro che non ci fosse trippa per gatti.
Ho pianto, ho pensato per un po' che il mondo fosse un posto bruttissimo in cui stare, che tutti ce l'avevano con me.
 Fino al primo che mi ha fatto gli occhi dolci ^-^

Gli adolescenti e le loro tempeste ormonali esistono ancora. E anche queste situazioni.
Ma hanno assunto aspetti nuovi e molto inquietanti. E un nuovo nome:  FRIENDZONE.



fonte: pag FB La Friendzone non esiste


La Friendzone in questa accezione non è però più vista dai ragazzi come una fase inevitabile dell'adolescenza, una palestra in cui allenare i propri sentimenti per capire cosa e chi ci piace.
Soprattutto i ragazzi (maschi) rifiutati la vedono come il MALE ASSOLUTO, un girone infernale vengono maltrattati da perfide fanciulle che li sfruttano per poi mettersi con altri. 
E loro sono dolci, carini, sono i nice guys che stanno accanto alle ragazze
Le ascoltano, ci escono insieme, magari  comprano il gelato o l'happy meal.
PERÒ poi ESIGONO qualcosa in cambio. Almeno un rapporto sessuale, se non una storia.
E le ragazze, oh che cattive, si negano e dicono no!
Improvvisamente passano dall'essere l'amore della vita alla donna più turpe del mondo, a cui dare della cagna se non peggio.


dalla pag Fb "La friendzone non esiste"
I nice guys non accettano i no: sono convinti che le ragazze si debbano sdebitare delle loro attenzioni, almeno con una notte di passione. 
Insomma, un approccio consumistico.

Se prima le frustrazioni si sfogavano tra pochi amici, adesso ci sono i social in cui trovare altri Friendzonati per raccontarsi come sono brutte e cattive quelle che dicono no.
Queste pagine sono una istigazione all'odio, un termometro del patriarcato, che fa vedere come tra le giovani generazioni ci sia molto da lavorare.
Perché per loro la ragazza è una poco di buono se ci sta MA ANCHE se non ci sta. 
Loro vogliono la ragazza con "i valori". Brava, buona bella e che non dice di no, soprattutto.


dalla pag Fb "la friendzone non esiste"
Non si domandano se fanno qualcosa di sbagliato. No, loro sono bravi, sono le cattive ragazze che devono pentirsi.

La loro aggressività e l'odio verso tutto il genere femminile lascia basiti.
Che veramente preoccupa. 
Mi preoccupa, come mamma di una adolescente.
Se questo è il substrato su cui si formeranno le relazioni tra uomini e donna nel futuro, prevedo una escalation di incomprensioni, odio, violenze. E forse di femminicidi.

Cari Nice Guys, la Friendzone non esiste: su, fatevi un esame di coscienza, rendetevi conto che ci siamo passati tutt* e smettetela. Che certo così non troverete MAI nessuna ragazza. Che dobbiamo farvi un disegnino?

martedì 19 agosto 2014

Oche per finta?No, grazie.



Estate, tempo di relax. Ma anche tempo per sé, e nel mio caso si traduce (anche) nel leggere sul web articoli e studi relativi agli stereotipi di genere.
Girellando nella Rete ho trovato un articolo di Giornalettismo che riporta uno studio con dei risultati inquietanti.


Una etnografa dell'Università di Warwick, Maria Do Mar Pereira, ha passato un anno in una scuola del Regno Unito per analizzare le dinamiche interpersonali di un gruppo di quattordicenni. É andata alle lezioni di una scuola media come una studentessa qualsiasi, partecipando alla vita scolastica per osservare come gli studenti interagissero tra loro.

Ha notato che i ragazzi entrano nell'adolescenza con la convinzione di essere più intelligenti delle loro coetanee. E che le ragazze, sorprendentemente, assecondano questa tendenza fingendo di essere meno intelligenti per non intimidirli.

Quindi le adolescenti ritengono che sia socialmente più "appropriato" essere (o sembrare) meno intelligenti dei ragazzi. Sia per non farli scappare ed interessarli, sia per non essere rifiutate dal gruppo delle compagne "cool", quelle che decidono cosa è IN e cosa è OUT nella vita scolastica.



C’è una forte pressione sociale che dice come dovrebbero essere gli uomini e le donne – spiega Pereira – I giovani cercano di adattare le proprie convinzioni a questi canoni, per potersi inserire nella società. Uno di questi canoni dice che gli uomini devono essere quelli dominanti, più intelligenti, più forti, più alti, più divertenti delle donne e che avere una relazione con una donna più intelligente di loro costituisce una minaccia alla propria virilità.

Per farsi "accettare" le ragazzine smettono anche di interessarsi a cose o ad attività ritenute dal gruppo dei pari "poco femminili".
Magari amano il calcio, il judo, vorrebbero fare motocross o giocare ai videogiochi, ma rinunciano a tutto per presentarsi come femminili e remissive.

In un periodo dove si danno per scontato obiettivi raggiunti, maggiore indipendenza, opportunità infinite per sviluppare la propria personalità, tanto che un gruppo di giovani donne considerano necessario sottolineare di non aver (più) bisogno del femminismo, si afferma invece la nascita di una nuova generazione di donne che sembra riportare le lancette indietro agli anni 50.
Dimostrando che gli stereotipi sono duri a morire e che sono ancora un bagaglio culturale che passa di generazione in generazione. Nonostante anni di lotta per l'emancipazione delle donne.

Ho personalmente a che fare con adolescenti. E mi accorgo che questa non è una ricerca tanto campata in aria, anzi.
Le ragazze volitive, intelligenti, che non si fanno mettere i piedi in testa, che cercano di dimostrare interesse per lo studio e per delle relazioni paritarie con i loro coetanei, spesso sono isolate dal gruppo delle ragazze "cool"  che invece assumono gli atteggiamenti descritti dalla ricerca.
A volte sono anche vittime di bullismo ma comunque, in ogni caso, sono viste come delle "strane". Delle aliene.

Io penso che ci sia bisogno ancora del femminismo, inteso come ricerca del miglioramento delle condizioni delle donne e delle ragazze e affermazione dei loro diritti per ottenere una eguaglianza vera.
Ho (ancora) bisogno del femminismo perchè voglio che mia figlia possa essere libera di esprimere se stessa per quella che è, non per quello che la società le impone di essere. 
Per dimostrare la sua intelligenza senza vergognarsene, per decidere di fare Judo oppure danza classica in libertà, per non nascondere il fatto che ama giocare ai videogiochi ma anche mettersi lo smalto, per poter parlare di stereotipi di genere con le/i sue/suoi amiche/ci ma anche degli ultimi brani dell'estate.
Per essere libera, insomma.



mercoledì 6 agosto 2014

Sessismi estivi

Passo le vacanze in un paesino dell'Italia centrale. Posizione strategica, tra le colline, a portata di auto montagne e mare. E cittá d'arte.
Un posto che, con i suoi tramonti ti induce a riflettere e a apprezzare le piccole cose.
Ma come nell'Eden anche qui c'é un serpente. Il QuotidianoSessismo. Strisciante perchè appare in situazioni banali, in piccole cose, poche parole. Che ti fanno pensare "massì lasciamo perdere è poca cosa"
Ma NON è così. 
In questo mese ho sperimentato varie situazioni, di prima persona o capitate ad altr*
-Sono andata a una cena. Da sola. Commento sessista " ma come non vai con il tuo compagno? Vai da sola? E i figli? Di sera con persone che non conosci?? " (traduzione: tu scriteriata vai da sola al buio cacciandoti nei guai. Se succede qualcosa è colpa tua)
-sono qua con i figli SENZA il compagno. E TUTTI mi chiedono : ma siete soli? E lui quando arriva? Ma non resta ancora? E come fai?
Caspita sono anni che facciamo così e sono INCREDIBILMENTE viva ^_=
Io non ho bisogno del cavaliere con la lancia in resta, ce la faccio grazie.
-ho cambiato il forno e l'ho smontato io con mia figlia. E chi l'ha saputo: davvero ce l'avete fatta? Potevate aspettare che arrivasse L'OMO de casa!!!!
In effetti è MOLTO difficile svitare quattro viti, ci vuole la laurea in Svitologia.
- mi è capitato di assistere al tipico quadretto anni 50: marito in poltrona con giornale+figli che giocano+moglie in cucina che trotta ovunque. E NON sono persone di una certa età.
- discorsi sentiti dopo (abbondante) pranzo : l'uomo ci prova con una solo se è gnocca. Se è SOLO simpatica, affascinante e intelligente, allora no grazie.

Potrei ancora aggiungere altri esempi,ma mi fermo qui.
Ho ancora due settimane da passare qui e suppongo di assistere ad altre interessanti scenette di QuotidianoSessismo. Perché lui, a differenza nostra, non va mai in vacanza. 

venerdì 25 luglio 2014

Lezioni da imparare



Ieri ero partita con un bel post. 
Già me lo visualizzavo con una certa soddisfazione. Mi piaceva proprio, mi sentivo ispirata.
Partiva dall'aver trovato su Facebook questa immagine:




Cavolo, era sconvolgente. Un'indagine tra studenti delle superiori a cui si chiedeva quando era giustificata la violenza sessuale (e tra l'altro, MA CHE DOMANDA É??)
E le risposte sembrava giustificassero lo stupro se lei improvvisamente cambiava idea durante un rapporto, se lei lo aveva eccitato, se avevano appuntamenti da molto tempo eccetera. Tipiche situazioni da friendzone.
Giustificazioni date sia da ragazzi che da ragazze.
Ero già pronta a scrivere "caspita, terribili le nuove generazioni, è tutta colpa dei media e della società ecc ecc".
Quando per fortuna la Dea Delle Blogger mi ha sussurrato di controllare bene la fonte.
Di fare fact checking, insomma. Perché recentemente una notizia che aveva fatto scalpore, quella della infibulazione obbligatoria per le islamiche si è rivelata una bufala senza nessun riferimento certo come fonte.

E menomale. Perché anche questa foto, anche se non falsa, è poco veritiera e distorce la reale motivazione per cui è stata fatta.
Innanzi tutto, deriva da uno studio, "Adolescents' cues and and signals- sex and assault" presentato in un simposio a San Diego nel 1979!!!! 
E quindi niente richiami ai "giovani d'oggi".
Inoltre lo studio originale non dava come consegna di rispondere Sì/No, ma di dare un punteggio da 1 a 5. L'originale tabella è questa:


Una certa differenza c'è.
 La tabella precedente è contenuta in un altro studio del 2003: Sexual Violence: Opposing Viewpoints. San Diego: Greenhaven, 2003. Non scritto dalla povera Jacqueline Goodchilds che comunque esiste e insegna alla UCLA.
Ma che usa i dati del 79 per confermare le proprie tesi, trasformando i dati della tabella originale in percentuali.
Quindi, post e idea iniziale buttati nel cestino. Ma un viaggio interessante nel fact checking. Che dimostra che le bufale o le imprecisioni non risiedono soltanto nei post sulle scie chimiche, sui rettiliani o i melariani.
Ma si trovano nascoste anche in argomenti ben più seri, col pericolo di creare discussioni o false credenze nelle/negli utent* o che non abbiano tempo (e voglia) di trasformarsi in Miss Marple. O Sherlock Holmes.

giovedì 24 luglio 2014

Sessismo a dosi quotidiane


A volte le esperienze personali non rimangono circoscritte alla propria sfera.  Qualcosa ti spinge a esternarle a rendere partecipi altre persone, a cercare di impedire che ad altre persone succeda la stessa cosa che è successa a te.

Questo è ciò che c'è dietro alla storia del il progetto Everyday Sexism. La sua ideatrice, Laura Bates, inglese, di 27 anni, si è messa in gioco dopo che si è accorta che quasi ogni giorno aveva occasioni di sentirsi a disagio. Fischi, battutine, uomini che ti seguono, esibizionisti, molestie che le capitavano spesso, una volta riuniti tutti insieme le sono sembrate impressionanti.
A quel punto ha cominciato a confrontarsi con le amiche e si è accorta che a ogni ragazza succedeva la stessa cosa.


“Cominciai a parlare con le altre donne e non potevo credere a quello che raccontavano. Molte di noi pensano solo di essere sfortunate finché non parlano con le altre" 







Da lì ha avuto l'idea del progetto Everyday sexism. Un sito che raduna testimonianze e racconti  delle storie di ordinaria molestia di ogni donna che abbia la voglia di raccontare la sua storia. O quella della mamma. O della nonna. In due anni ha collezionato 70.000 storie da 20 paesi (mica bruscolini!).
 In Inghilterra ha ottenuto l'appoggio di molti politici.
Ha parlato alle Nazioni Unite, in alcune scuole e  collaborato con la polizia locale inglese per cercare di ridurre le molestie sui mezzi pubblici.
Forse grazie anche a questa comunità, nella quale le donne si rispecchiano l'una con l'altra, le denunce sono aumentate del 36%.
Questo progetto è esteso anche in Italia.E le storie raccontate fanno rabbrividire per la loro quotidianità.
C'è Cloe che racconta di come in ufficio un suo superiore la tratti come una bambinetta incompetente mentre un suo collega maschio no.
Chiara che racconta di come sia stata avvicinata in un parco da un uomo che con la scusa di difenderla da un eventuale masturbatore in realtà voleva approcciarla.

"Al mio rientro a casa ho raccontato subito l'accaduto a mio fratello maggiore che è andato su tutte le furie e ha anche pensato di uscire a cercarlo. Quando poi è arrivata mia madre sono scoppiata a piangere; lo so che questo non è un fatto gravissimo e ci sono donne che hanno subito di peggio, ma mi sono sentita spogliata della mia dignità, perché mai in tutta la mia vita qualcuno si era rivolto a me in un modo tanto oltraggioso, come sono se fossi un oggetto per il trastullo altrui. La cosa che mi fa più male è il fatto che non posso stare nemmeno tranquilla nei dintorni di casa mia passeggiando allegramente con il mio cane. Da quella volta quella strada non la faccio più da sola ed è passato qualche tempo prima di farla tranquilla senza aver l'ansia di incontrare quel lurido."
Ma anche situazioni più banali, purtroppo,  come ad esempio quelle legate al pregiudizio della "donna al volante pericolo costante"
"Odio quando le persone dicono, se qualcuno si parcheggia male o fa una manovra sbagliata in macchina e poi scoprono che è stata una donna, "Ah, ecco perché" mentre se è stato un uomo e lo si fa notare a volte viene persino giustificato."
oppure
Durante il mio esame di guida l'esaminatore mi disse che se gli fossi stata "simpatica" forse non mi avrebbe fatto parcheggiare la macchina, non sono stata "simpatica" e alla fine mi ha fatto parcheggiare, non sapeva che so farlo da Dio Alla mi ha pure detto "Ah però! Parcheggi come un uomo!"

Si potrebbe continuare all'infinito spulciando le testimonianze presenti in questo sito. Che fanno paura proprio perché considerate normali, e magari sono considerati pure dei complimenti alla rovescia, di cui essere orgogliose. 
Ma, come dice Daria, riassumendo il mio pensiero:
Sono esagerata perchè non rido quando mi insultano, non so stare allo scherzo. Prendo tutto troppo sul serio. Che vuoi che sia... e giù commenti su donne che non sanno guidare, che sono isteriche, pazze, incompetenti, che vogliono sempre comandare (questa è la mia favorita...). C'è differenza fra comicità e clichés sessisti.
Amen, sorella.

P.s. grazie a Monica Ricci Sargentini per lo spunto. Il link al suo blog e al suo articolo http://lepersoneeladignita.corriere.it/2014/07/21/fischi-commenti-e-molestie-contro-le-donneil-successo-del-sito-per-fermare-il-sessismo/#more-6928

martedì 15 luglio 2014

Quelle sessiste delle Emojii



Ieri ho scritto un SMS. Una attività che facciamo tutti, decine di volte al giorno.
Per descrivere al meglio gli stati d'animo  ( perché si sa, la parola scritta può creare fraintendimenti a seconda del "tono" con cui si legge) usiamo quasi tutti gli Emojii, le faccine e i disegnini che oramai possiamo inserire velocemente dalla tastiera dello smartphone.
Stavo scrivendo un SMS, dicevo.
Avevo bisogno di inserire il personaggio della sposa e dello sposo. 
La prima no problem. Per il secondo ho cominciato a scorrere tutte le sezioni.
Ma nulla, non esiste un Emojii che assomigli lontanamente a uno sposo (o a un uomo elegante).
E allora é come se le avessi viste con gli occhiali di genere.
Negli Emojii è solo la donna che si sposa. Che balla e fa attività frivole tipo darsi lo smalto, tagliare i capelli, rilassarsi con un massaggio.
Inoltre solo con la donna si raffigurano stati d'animo che sono già presenti nelle faccine gialle unisex: la tristezza, il dubbio, fare ciao.
Naturalmente lei ha la maglietta rosa, lui quella celeste.
Non sia mai che ce li confondiamo.
E l'uomo cosa fa? É triste. E scappa. Immagino che non voglia sposarsi, lui.
E lei ha una grande varietà nella scelta degli outfit.
Vestito, bikini, camicette, scarpe col tacco, stivali, borsette, rossetto, fiocco e ombrello. Pure un kimono, che fa tanto esotico. 
Lui camicia con cravatta, scarpe eleganti e da ginnastica, ventiquattrore e un cilindro.
Cosa ci trasmette in maniera subliminale tutto questo? Che alle femminucce piacciono Solo cose frivole, amano curarsi ed essere belle. Non lavorano. E vogliono essere sposate (con tanto di anello).
I maschietti invece sono pragmatici, lavorano e si vestono in modo molto basic. E scappano.
Certo ci sono le coppie gay friendly, ma sembrano messe lì come per dire "visto? Noi delle Emojii abbiamo a cuore le differenze e il movimento LGBT!"
Ma poi reiterano la visione mainstreaming dell'essere uomo e donna. I due mondi vicini e distanti.
Ma non siamo più così. Almeno non tutti.
Voglio delle Emojii più eque. Che so, un uomo che si depila o che si rade la barba. 
Quasi quasi faccio una petizione.

domenica 29 giugno 2014

Femmine e Maschi



Di libri per bambini ne esistono migliaia: classici della letteratura, poesie, favole, fiabe, libri da colorare e ritagliare, pop up, con i suoni, persino con gli odori.
Ma generalmente c'è qualcosa che hanno in comune. Sono concepiti per essere PER MASCHi oppure PER FEMMINE. 
E si riconoscono alla prima occhiata: quelli "da maschi" parlano di avventure, misteri, cose schifose, dinosauri, macchine e trattori. E hanno una copertina vivace, con colori accesi.
Quelli "da femmine" parlano di principesse, di ballerine, di ricette culinarie, di dottoresse, animali graziosi, di cantanti e attrici, braccialetti e collanine da fare. E la copertina è quasi sempre rosa e/o viola in tutte le loro gradazioni.
Da qualche tempo però ci sono case editrici che vanno controcorrente e cercano di far riflettere sugli stereotipi che avvolgono il mondo dell'infanzia, liberano i desideri e sentimenti dei bambini e dimostrano che i libri possono essere per bambine E bambini insieme. 
E che possono appassionarli.

Già abbiamo accennato in un post passato della casa editrice Settenove.

Adesso ho scoperto, in un giro in libreria, che esiste anche la collana  Sottosopra che come dice la loro pagina Web "è stata ideata con un preciso obiettivo: promuovere un immaginario alternativo attraverso libri illustrati espressamente orientati al principio dell’identità di genere e all’interscambiabilità dei ruoli maschili e femminili. I protagonisti di questi libri sono bambine e bambini, donne e uomini, liberi di agire, pensare e comportarsi senza vincoli legati al proprio sesso biologico di appartenenza.
Sottosopra si rivolge a lettrici e lettori di 3-5 e 6-8 anni, fasce d’età nelle quali si giocano in maniera decisiva i processi di identificazione di genere e dunque le più favorevoli per innescare un cambiamento per le nuove generazioni"

Ho così deciso di comprare per mio figlio di 7 anni il libro Il Pianeta Stravagante. Scritto da una classe francese vincitrice del premio Lire Egaux 2012

 La storia racconta la giornata in una scuola del pianeta Glatifus, lontano anni luce da noi ma con abitanti interessatissimi ai comportamenti e alle abitudini terrestri.
Il maestro dà un compito apparentemente semplice ai suoi alunni: dire come si distinguono i terrestri maschi dalle terrestri femmine.
Così i piccoli glatifusiani cominciano a esprimere le loro idee: sono diversi in base alla lunghezza dei capelli, ai diversi vestiti, alla passione per il calcio o per il trucco fino alla maggiore emotività delle femmine.
A tutte le ipotesi il maestro risponde dimostrando che non sono differenze sostanziali; ci sono uomini con i capelli lunghi e donne che li portano corti; alcuni uomini portano la gonna o vesti lunghe mentre molte donne usano i pantaloni; il calcio lo giocano anche le femmine e comunque molti calciatori sembrano donne; molte tribù usano il trucco per tutti e due i sessi e, infine, sia maschi che femmine possono piangere.

Quindi cos'è che li distingue? 
Guardando due terrestri sotto la doccia i piccoli alunni capiscono: sono diversi solo per cosa hanno fra le gambe. E basta.
Una storia semplice, ma bella,che però dimostra ai bambini che la differenza tra i due generi è molto piu piccola di quanto si pensi.
In effetti solo un cromosoma ci differenzia.

lunedì 23 giugno 2014

La violenza non è solo una



Girovagando in Rete mi sono imbattuta in questa immagine.
La definirei la Ruota dei Supplizi Moderna, modello aggiornato di quella medievale.
É la ruota del Potere e del Controllo.
Questo concetto è stato elaborato per la prima volta da un gruppo di donne maltrattate, di operatrici e ricercatrici del progetto Duluth nel Minnesota (Stati Uniti).
É stata poi tradotta e pubblicata nel manuale Maltrattate in famiglia della Casa delle donne per non subire violenza.


In questa rappresentazione, si riassumono tutti i tipi di violenza a cui può essere sottoposta una donna da parte del proprio marito o convivente.
E come salta subito all'occhio TUTTI i tipi di violenza sono tentativi di tenere sotto controllo la donna.
E di affermare il proprio potere. 
Come si vede, prima della violenza fisica e sessuale, ci sono altri tipi di violenza, subdoli e perniciosi proprio perché hanno lo scopo di minare l'autostima e la valorizzazione di sé della donna e di limitarne la libertà in tutti i sensi. 

Ecco quali sono:
-Violenza economica: l'uomo cerca di impedire alla donna di ottenere un lavoro, oppure non dà il denaro necessario al menage familiare, costringendo la donna a chiederlo. Può anche costringerla a dargli lo stipendio o a versarlo in un conto gestito solo dall'uomo.

-Uso di minacce e coercizioni: minacciarla di lasciarla, di fare qualcosa che la ferisca, costringerla a ritirare la denuncia di violenza, farle fare atti illegali

-Intimidazioni: rompere oggetti, mostrare delle armi, distruggere proprietà della donna fare paura con sguardi o azioni
-Violenza psicologica: dirle che è pazza, farla sentire colpevole della violenza (vedi il post anti-senso di colpa), manovrarla, umiliarla.
-Isolamento: controllo degli spostamenti,  sapere sempre chi vede e cosa fa, con chi parla e cosa legge. Giustificando tutto con la gelosia.
-Minimizzare, negare e colpevolizzare: dire che la violenza non è mai avvenuta, ridicolizzare gli episodi ("ma dai, che vuoi che sarà mai uno schiaffetto?"), spostare sulla donna la responsabilità dell'accaduto ("vedi! io reagisco così perché non mi dici dove vai...")
-Usare le/i bambine/i: usare le visite ai bambini per molestarla, usare i bambini come tramite, colpevolizzarla rispetto ai bambini. E soprattutto MINACCIARE di portarle via i figli
-Usare i privilegi del ruolo maschile: trattarla come una serva, escluderla dalle decisioni familiari, comportarsi come un padrone.



Tutte queste forme di violenza possono essere più o meno pesanti, esserci tutte insieme o solo qualcuna. E possono portare alla violenza fisica e sessuale.

Le associazioni, i centri antiviolenza, le donne, le amiche, i vicini possono accorgersi di queste forme più sottili di violenza che una amica, una donna, una vicina subisce. Ed intervenire prima che arrivino i lividi, le botte, gli omicidi.
Fermando questa ruota, interrompendone il lento progredire si possono salvare vite.


martedì 17 giugno 2014

L'Altra. Colpevole a prescindere


Oggi è una giornata cupa e fredda di novemb giugno.
Ma questa cappa di tristezza e sgomento non dipende solo da questioni meteorologiche.
Il triplice omicidio di Motta Visconti si è attaccato alla mia anima, come forse a quella di altre persone come asfalto liquido.

Da ieri non si parla d'altro : un giovane uomo di 31 anni, sgozza moglie e figli prima di andare a vedere la partita Italia-Inghilterra. Con lei ha un rapporto intimo subito prima di ucciderla, i bambini (5 anni e 20 mesi) dormono. Lui con un coltello li massacra. E poi si pulisce e va a vedere la partita.

Sembrava sereno, dicono. Tifava e scherzava, dicono. Ma aveva appena sterminato la famiglia. Il perché lo dice quando gli inquirenti fanno crollare il castello di bugie che aveva creato per sviare le indagini.

Era sposato da tanti anni con la stessa donna. Era stanco, dice. 
E si era invaghito di un'altra. NON corrisposto, anzi respinto.

Ieri tutta la rete era sbigottita e arrabbiata. I commenti spaziavano dal "deve morire atrocemente" al "dategli l'ergastolo" fino al "ma non poteva divorziare?"
(risposta di lui: NO, SAREBBERO RIMASTI I BAMBINI)

Oggi però con i morbosi approfondimenti dei mass media qualcosa è cambiato. Ed è la cosa che mi lascia sbigottita, senza parole.

Giornalettismo, in questo articolo riporta di le parole della ragazza di cui si era invaghito l'omicida.
Lei racconta che da poco lavorava nell'azienda dell'uomo, che le aveva fatto avances esplicite e che la subissava di attenzioni soffocanti. A cui lei aveva risposto con un no ripetuto più volte. netto e chiaro.
Era fidanzata ed era felice.

Tutto bene dunque, lei si è comportata correttamente, non è stata una rovinafamiglie. 
Eh no, anche qui la colpa è della donna. 
Nei molti commenti all'articolo, soprattutto sulla pagina Facebook spiccano numerosi utenti, uomini e donne, che sentenziano: "non dovevi fare la preziosa, dovevi concederti, così lui avrebbe placato i suoi bassi istinti e non avrebbe sterminato la famiglia"
Quindi anche se lei ha rifiutato la colpa è sua. Perché si sa, gli uomini sono istinto e hanno bisogno di soddisfarlo, chissà cosa fanno poi. 

Se hai una relazione con un uomo sposato (vedi ad esempio il caso Parolisi-Rea) sei una poco di buono.
Ma lo sei anche se rifiuti le sue avances.
Donna tentatrice, è SEMPRE colpa tua.

Fermate il mondo che voglio scendere.


giovedì 12 giugno 2014

10 cose da non dire (e nemmeno pensare)


- me la sono cercata

-forse gli ho dato troppa confidenza

-accidenti, ho bevuto troppo ed ero troppo disinibita

- è colpa mia, mi vesto in maniera provocante

- l'ho trattato in modo troppo amichevole, dovevo stare sulla difensiva

- magari invece di separarmi, potevo continuare a sopportare la situazione per il bene del mio matrimonio

- aspetta che controllo i messaggi, ho forse scritto qualcosa di ambiguo?

-vado fuori la sera e torno da sola, forse è per questo

-l'ho guardato in maniera allusiva?

-é colpa mia perché sono una donna troppo forte e gli uomini possono sentirsi intimiditi e in soggezione

Potrei continuare all'infinito. 
Molte donne, una volta molestate o dopo aver subito una violenza cercano una spiegazione. E la maggioranza delle volte pensano di esser loro la colpa, la causa di quello che è successo.
Il senso di colpa è insito nelle donne da sempre. Perché loro sono le tentatrici, le streghe da mettere sul patibolo e da criticare. E la società e i mass media spesso nel descrivere una violenza la giustificano sottolineando i comportamenti della vittima.
Era da sola. Era in un luogo buio. Aveva bevuto. Ha avuto troppi uomini...eccetera.

Ma non è MAI colpa della vittima. Chi assalta/violenta/uccide ha capacità di giudizio, intelligenza sufficiente per vivere al mondo e generalmente (a parte in situazioni di reali patologie) sa cosa sta facendo e quali sono le conseguenze.
Quindi quelle frasi NON SONO VERE. Gli uomini non sono solo istinto.
Anzi, se io fossi un uomo mi vergognerei di come viene di solito dipinto un altro essere del mio stesso genere. E agirei contro la violenza sulle donne proprio perché io terrei alla mia reputazione :) 

lunedì 9 giugno 2014

(Brutte) sorprese in ambiti insospettabili


Mercoledì scorso noi di GeA abbiamo assistito alla lectio magistralis sugli stereotipi di genere  tenuta da Carmen Leccardi, docente di sociologia alla Bicocca di Milano. Conferenza che è stata il secondo atto del nuovo percorso del Comune di Brugherio, Oltre il Neutro.
La professoressa Leccardi ha efficacemente spiegato cosa sono gli stereotipi e perché saltano così all'occhio a chi mette gli occhiali di genere.

Riassumendo, gli stereotipi sono delle rappresentazioni mentali con cui si categorizza la realtà. Sono efficaci perché sintetizzano e semplificano la quotidianità, togliendo una buona parte della complessità del mondo in cui viviamo riunendo persone diversissime sotto l'ombrello del "senso comune".
Nella frase "le donne sono emotive", ad esempio, si riuniscono TUTTE le donne, non importa che tra esse ci sia chi è veramente emotiva e chi invece no, chi sta a casa e chi invece ha un lavoro, chi ha figli e chi sceglie di non averli.
É molto più semplice e facile pensare per stereotipi.
Ed essi sono ovunque, anche dove mai penseresti di trovarne.
 Per esempio, la società  Italiana di Pediatria ha diffuso una immagine che ha fatto scalpore.
Questa qui:


 Apparentemente è una innocua piramide che dispensa consigli sulle attività motorie da fare per sentirsi bene e in salute.
Ma se la guardi con i famosi occhiali ti accorgi che c'è qualcosa che non va.

Le attività all'aria aperta sono rappresentate da un bimbo intraprendente, che va verso nuove avventure con uno zaino da campeggio. E da una bambina che più tranquillamente gioca con l'hula hoop, immagino in un posto vicino casa.

Nelle attività sportive ci sono due bambini maschi che giocano a calcio e a basket. Ohibò, forse le bambine non fanno attività sportive? Eh no, secondo i dati CONI nella fascia di età 6-11 anni il 53% delle bambine pratica una qualche attività fisica, contro il 61% dei maschietti.
Meno dei maschi è vero, ma mica tanto.

Scendendo nella piramide lo stereotipo esplode con tutta la sua forza.
4/5 volte alla settimana i pediatri consigliano di giocare con gli amici e di aiutare nei lavori domestici.
E prevedibilmente, purtroppo, viene raffigurata una bimba che a casa, tutta contenta, passa l'aspirapolvere, mentre i suoi coetanei maschi giocano a mosca cieca in giardino.

In fondo alla piramide, le attività quotidiane sono rappresentate da un bambino che va in bici, da un altro che mette a posto i giochi e dalla brava bambina diligente che va a scuola.

Cosa trasmette questa immagine al nostro subconscio? Un rafforzamento degli stereotipi: le bambine sono brave, diligenti, non si allontanano da casa e sono felici quando fanno le faccende domestiche. Da sole.
I maschietti invece sono avventurosi, attivi, amano stare in compagnia a giocare, vanno in bicicletta e fanno tanto sport.
Più semplificazione della realtà di così non si può, peccato che venga non da un catalogo giocattoli ma da una fonte autorevole.
Brutte sorprese, davvero. 




giovedì 5 giugno 2014

Franca Viola, la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore

Il nostro amico Alessio ci ricorda la storia di Franca Viola

LEGGI QUI

E QUI

Uragani e stereotipi

Stereotipi di genere che persistono anche nei nomi degli uragani. Il nome femminile è considerato più rassicurante, per cui si dà meno importanza alla sua reale pericolosità....con la conseguenza di un maggior numero di morti...

http://www.pagina99.it/news/home/5909/Uragani--perche-Caterina-uccide-piu.html

venerdì 30 maggio 2014

La massa critica


Ieri il mondo è venuto a conoscenza di un nuovo orrore.
In India, due ragazzine, due adolescenti di 14 e 15 anni, appartenenti alla casta Dalit, i "senza Casta" gli ultimi della società indiana, sono state violentate e poi, come ulteriore spregio, impiccate ad un albero di mango.
Le foto e la notizia stanno facendo il giro del mondo.
Ma io non riesco a pubblicarle, non voglio. Chi vuole può trovare tutto QUI

In tutta questa vicenda c'è pero un piccolo risvolto positivo, su cui voglio soffermarmi. La loro scomparsa era stata denunciata, ma la polizia non aveva accettato la denuncia.
Nessun poliziotto ha collaborato alla ricerca, condotta da tutto il villaggio. Nessuno si è messo a cercarle.
Nè hanno cercato eventuali sospetti.
Una volta trovate è stato però difficile continuare a negare l'evidenza
Così TUTTO il villaggio si è messo sotto l'albero di mango, per protesta contro l'inazione della polizia. 
E quelle immagini hanno fatto il giro del mondo
A quel punto le autorità locali sono intervenute e dopo una breve indagine si è scoperto che alcuni poliziotti del villaggio erano coinvolti.

Tutte quelle persone sotto il mango hanno fatto quello che in sociologia si definisce massa critica
Erano in tanti, uomini donne e bambini a spingere per la ricerca della verità.
La loro presenza è stata così significativa che ha costretto le autorità ad agire e a prendere posizione

Ecco io vorrei che anche qui, in Italia e nei paesi occidentali si raggiungesse questa massa critica contro la violenza sulle donne.
Dovremmo imparare tutti da questo villaggio. Dalla forza e dalla determinazione dei suoi abitanti
Più siamo più abbiamo forza. Più parliamo della violenza, degli stereotipi e dei condizionamenti che esistono nella relazione Uomo/Donna, più permetteremo alla società di cambiare.
E le autorità saranno sempre più costrette ad agire.
Kora




martedì 27 maggio 2014

Per Conoscerci



GeA non è solo un blog, una pagina facebook, un luogo virtuale.
GeA è fatta di persone reali che vogliono mettersi in gioco.
Quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare, si dice.
E allora  ci buttiamo, ci mettiamo il cuore, il cervello e la nostra faccia.

Il comune di Brugherio (MB), il NOSTRO comune, è molto attivo sul fronte della lotta alla disparità di genere. Noi ci siamo trovate e unite proprio grazie alla forte attenzione del nostro Comune a queste tematiche.
Comune che di nuovo getta luce su questi argomenti.

 Sabato 31 inizia un nuovo progetto, OLTRE IL NEUTRO, che vuole calare l'attenzione alle questioni di genere in attività che già il Comune porta avanti. Dai nidi alle associazioni sportive, dai centri estivi ai gruppi di lettura, dai migranti alle associazione di sostegno ai malati, in tutti questi campi verranno "fatti indossare" gli occhiali di genere che abbiamo spiegato Qui.
Occhiali che si indosseranno già sabato. Invece della classica conferenza di presentazione infatti, gli amministratori locali racconteranno come è diverso (se lo è) fare politica essendo donna o uomo.
A questo appuntamento ci saremo anche noi di GeA, come agli altri che seguiranno.
Ci presenteremo, racconteremo chi siamo, quali sono i nostri (ambiziosi) obiettivi, cosa ci ha unite e quali sono i nostri percorsi di vita.
Perché in 6 e basta non si cambia il mondo, bisogna diventare una "massa critica".
E quindi abbiamo bisogno di trovare tante persone.

Questa la locandina dei primi incontri, di cui vi daremo poi dettagliato resoconto:



Mi raccomando, vi aspettiamo!!!

sabato 24 maggio 2014

A volte

A volte bastano piccole cose per confortarci e trovare la serenità. E sapere che abbiamo valore e siamo forti.
Un nuovo taglio di capelli
Un gelato
L'abbraccio di amiche che ti capiscono e che ti supportano
Le parole di tua figlia
Una nuova passione
Un nuovo interesse
Il tuo cane che ti guarda implorante per salire sul divano
Nuovi progetti che si distendono all'orizzonte
Una corsa in moto
Trovarsi la sera tra persone unite da esperienze e ideali.
Trovare una forza dentro che non si immaginava nemmeno. E rendersi conto di stare facendo una impresa grande e difficile contando sulle tue forze

Questa lista è per tutte noi, spesso nei momenti di sconforto non troviamo appiglio e ci sembra di affogare.
A volte bastano #piccolecose per farci sentire meglio.
E le vostre, quali sono?

venerdì 23 maggio 2014

Pensieri Pameleschi di oggi!

Ciao a chi legge e anche a chi non legge, sono Pamel* (uomo o donna per quanto mi riguarda poco importa e vorrei che fosse così anche per le persone che incrocio ogni giorno nella mia vita), ho 38 anni e ho deciso di scrivere il mio primo breve pensiero che vorrei condividere con tutte le persone interessate alla nostra Associazione e alle tematiche che affronteremo man mano.

Credo che la nostra società sia molto ma molto in difficoltà e che una delle cause principali sia proprio lo stereotipo di genere che, oltretutto, come conseguenza, crea intolleranza, disparità e discriminazioni.
Credo quindi che, per renderla più civile, sia fondamentale educare al meglio i nostri figli, i nostri alunni, tutti i bambini, sin dalla loro nascita, aiutandoli proprio a eliminare gli stereotipi di genere.

A questo proposito, ho scoperto tempo fa alcuni libri sul tema che vi propongo sperando vogliate leggerli ai vostri bambini, sin da piccoli! Non dimentichiamoci che la lettura è fondamentale e prima iniziano, meglio sarà! Oltretutto è un momento tanto prezioso da condividere insieme!
Il primo titolo è: “Ettore, l’uomo straordinariamente forte“.
La storia è ambientata in un circo.
Il protagonista, Ettore, è molto forte, e tutti lo ammirano.


Ma Ettore non solo è forte: Ettore ama anche lavorare all’uncinetto e fare la maglia però lo tiene nascosto perché nella società n cui vive (e in cui viviamo) un uomo non è un VERO uomo se ha questa passione.
Un giorno però la sua passione viene scoperta ed Ettore viene preso in giro ma … cosa succederà?
Da comprare!!! 15 Euro ben spesi!

C’è un altro libro invece che ricorda molto ciò che ho vissuto io da piccola… e forse un po’ anche ora:


E’ la storia di una bambina di 6 anni che ama fare il “maschiaccio”… così dicevano anche a me perché amavo giocare con macchinine, moto giocattolo e crescendo motorini, moto vere e perché piegavo "come un maschio”! Ci tengo a far presente che IO PIEGAVO e basta (ora non piego più, sono cambiata!).
Anche questo libro affronta le tematiche legate agli stereotipi, all’identità di genere e ai rapporti tra bambini.
Potrete trovare informazioni su questi ed altri libri (e non solo) sul sito della casa editrice “Settenove” 
http://settenove.wordpress.com/ “!

Grazie a questi libri, a determinati giocattoli, a certi film, spero che genitori ed educatori possano imparare a porre fine agli stereotipi di genere durante l’infanzia.

Ah, parlando di questa nostra iniziativa con degli amici texani sono venuta a conoscenza che loro, soprattutto le loro tre figlie, conoscono bene questo sito:
http://www.amightygirl.com/ (A mighty girl significa “Una ragazza potente”) è un sito dove si possono acquistare giochi, vestiti, libri per bambine fuori dallo schema del rosa e delle bambole. Sembra interessante… ma devo ancora guardarlo bene.
Un saluto a chi ha letto e a chi non ha letto!

Pamel*

martedì 20 maggio 2014

Gli occhiali


Non ce n'è, quando cominci a occuparti di queste tematiche, della violenza sulle donne, dei femminicidi, degli stereotipi di genere, del sessismo nei mass media, è come se tu fossi stata dall'oculista e lei/lui ti avesse prescritto degli occhiali.





Una volta indossati, tante cose acquistano un altro senso. Ti giri e nella tua quotidianità ti accorgi del sessismo che si infiltra ovunque, degli stereotipi nelle parole di chi ti è vicino ("Tesoro non fare questo gioco!! Non è da maschietti/femminucce). 
Di quanto possa essere vicino a te una qualsiasi forma di violenza sulle donne.

Ti accorgi però, con questo speciale paio di occhiali, che ci sono tante persone che nel loro piccolo cercano di modificare questo status quo. Che cercano di far indossare gli stessi occhiali ad altri, o che si sono accorti di non vedere bene e che ne hanno bisogno loro.

E voi, vorreste indossarli anche voi insieme a noi?



domenica 18 maggio 2014

C'é chi dice no (prima puntata)

Il buon senso insegna a non fare di tutta l'erba un fascio. E infatti NON tutti gli uomini non sanno reagire ai cambiamenti delle donne.

Non tutti rigidamente si oppongono al dinamismo delle loro compagne, mogli, figlie, madri.
C'è chi al contrario considera umiliante che il genere maschile sia SPESSO rappresentato da uomini che usano il corpo delle donne, dai violenti, da coloro che commettono femminicidi.
E come negli anni 70 era successo alle donne, così ora lentamente sta montando un movimento di uomini che dicono NO.

Per ora sono ancora pochi, ma ci sono.
E Gea vuole renderli visibili, per dare speranza alle donne e consapevolezza agli uomini che si sentono degradati dall'immagine data dai media e dai fatti di cronaca che NON sono soli.

Su Facebook c'è una pagina, New Men creata da un gruppo di uomini che in un annetto ha raggiunto i 395 follower. Tra cui molte donne perché come noi credono nell'unione e non nella separazione.





Nelle Info loro si descrivono così:
"Noi siamo gli Uomini, quelli che in questa società maschilista non hanno mai potuto esprimersi fino in fondo e che ripudiano la violenza contro le Donne.
Siamo quelli che intendono aprire una lotta senza quartiere contro quel pus umano che produce il femminicidio. Perché ci riguarda da vicino.
Ogni donna uccisa è per noi un lutto. Ogni donna maltrattata è nostra amica e la aiutiamo a difendersi anche solo facendole sapere che è al sicuro.
Usiamo ogni mezzo per propagandare il nostro pensiero, il nostro modo di essere e entriamo in qualsiasi conflitto che vede una donna violentata anche verbalmente."

Eloquente vero?
Oltre che postare notizie di cronaca, info utili, post sulle donne importanti nella storia, adesioni a campagne lanciate in Rete, hanno messo in piedi una campagna di sensibilizzazione interessante.
Chi ha voluto ha postato una foto sul gruppo in cui le mani sono usate non per colpire, ma per opporsi alla violenza sulle donne:


Funzionano meglio di qualsiasi campagna di sensibilizzazione proposta dai media in cui i riflettori sono puntati sulle vittime, secondo me.
fonte: Aied.it

Più uomini ci metteranno la faccia, più uomini come loro si sentiranno umiliati dall'equazione Uomini-Violenza, più facile sarà eradicare col tempo femminicidi, stereotipi, uso e abuso del corpo delle donne, stalking e violenze fisiche e verbali.
(Sara)

giovedì 15 maggio 2014

Una nuova realtà. Serve?



Da pochi giorni sei amiche si sono unite ed hanno creato Gea-Genere Azione, una nuova associazione che si occupa dei diritti delle donne e del contrasto alla violenza maschile.

Ma ne serve un'altra nella miriade di associazioni? Noi pensiamo di sì.

 perché dove viviamo possiamo dirci delle mosche bianche. Siamo pochissime associazioni per le donne e nessuna è come noi.

, perché nasciamo dopo un lungo percorso che ci ha portato a riflettere come la violenza non sia "affare" solo delle donne, ma anche degli uomini, che devono prendere consapevolezza dei mutati bisogni e aspirazioni delle donne.
 E di conseguenza modificare la loro visione della vita.
A volte però non ce la fanno.
E allora arriva la denigrazione, la violenza psicologica, quella verbale. Fino a quella fisica. E a volte al Femminicidio.

SÌ, perché vorremmo contribuire a un mutamento culturale e sociale di questa relazione uomo donna, combattendo gli stereotipi di genere, l'uso e l'abuso del corpo delle donne nella pubblicità, portando questa prospettiva all'interno di più ambiti possibile.

Soprattutto, vogliamo dare ascolto e supporto alle donne vittime di violenza accogliendole e mettendoci in gioco completamente.

, perché questa cosa vogliamo farla con gli uomini. Non essere "altro" da loro, ma essere "con".

Ecco perché è nata GeA, e speriamo abbia una lunga vita.